Economia circolare: un’opportunità per l’ambiente e lo sviluppo economico

economia circolare

L’economia circolare è l’unica possibilità per il futuro e per salvare il nostro Pianeta. Scopriamo alcune start up italiane virtuose.

Economia circolare e futuro del Pianeta

La quantità di rifiuti prodotti dagli esseri umani, sia a livello domestico sia, soprattutto, a livello di smaltimenti industriali, ha raggiunto un livello tale da mettere in dubbio la possibilità che il Pianeta Terra possa avere un futuro.


Ai nostri figli e nipoti, probabilmente, lasceremo discariche di rifiuti, oceani invasi dalla plastica e aria irrespirabile. E’ questo che vogliamo? Certamente no! O, almeno, la maggior parte di noi non vuole questo.
Affinché la Terra, e noi con essa, abbia un futuro decente è necessario iniziare fin da subito a vivere secondo le 3 “R”: risparmiare, riciclare, riutilizzare. Ed è proprio su questa filosofia che si fonda l’Economia Circolare.

L’Economia Circolare si basa sull’assunto di eliminare, o ridurre il più possibile, gli scarti di produzione attraverso il principio del riutilizzo. In pratica ciò che viene scartato in una fase del processo di produzione, deve essere riassorbito e riutilizzato nello step successivo.

A livello di microeconomia domestica possiamo pensare piccole modifiche quotidiane dei nostri stili di vita:

  • non buttare il cibo avanzato ma realizzare ricette del riciclo (polpette, tortini, frittate vegane, torte dolci o salate);
  • riutilizzare l’acqua di cottura delle verdure per innaffiare le piante o per lavare i piatti o per lo sciacquone del water;
  • non gettare gli abiti dismessi ma trasformarli in panni per pulire la casa;
  • non gettare i sacchetti del pane ma utilizzarli per i rifiuti umidi;
  • usare l’umido come compostaggio per l’orto o per il giardino;
  • riusare i barattoli di vetro per confezionare le salse o le marmellate.

Questi sono solo alcuni esempi di economia circolare in chiave domestica.

Economia circolare e start up virtuose

Tuttavia anche a livello di macroeconomia si può e si deve fare molto. Negli ultimi anni sono sorte diverse associazioni e start up che si basano sul principio del recupero e del riutilizzo.

In Italia, solo nell’ultimo anno, secondo stime di Ecodom e CDCA (Centro Documentazione Conflitti Ambientali), sono state registrate ben 200 attività che mettono in pratica i principi e le regole dell’economia circolare. Il 16,3% di queste realtà riguarda il settore agroalimentare, seguito, con il 14,3% da quello tessile.

Tra le start up virtuose nate e cresciute negli ultimi anni troviamo la milanese BellaDentro, nata con l’obiettivo di recuperare dalla Grande Distribuzione, il cibo rimasto invenduto per rivenderlo ad un prezzo molto più basso. BellaDentro vende frutta e verdura buonissima ma esteticamente “bruttina” e, per questo, scartata alla base oppure rimasta sugli scaffali dei supermercati.

Sempre Milano ha dato i natali all’Associazione ReCup, dove gruppetti di volontari ogni giorno si recano presso i mercati rionali per recuperare gli ortaggi invenduti e li donano alla Caritas o li distribuiscono tra le persone bisognose. In questo modo salvano dall’immondizia quintali di alimenti freschi e ancora commestibili.

Nell’ambito del tessile, invece, spicca Armadio Verde: un e-commerce dove è possibile inviare i propri abiti usati e acquistarne altri a prezzi molto bassi.

E che dire quando cibo e abiti si uniscono? Nascono creazioni originali, esteticamente belle ed eticamente buone come le maglie di Orange Fiber, realizzate a partire dagli scarti degli agrumi siciliani che altrimenti richiederebbero elevati costi, energetici ed economici, per il loro smaltimento.

Alla seconda edizione del Global Change Award è stata un’innovativa ecopelle ricavata dagli scarti dell’uva ad aggiudicarsi il primo posto. Si chiama Grape Leather ed è frutto della collaborazione tra Giampiero tessitore, Francesco Merlino, Valentina e Rossella Longobardo. Un prodotto 100% made in Italy e 100% innovativo che non solo tutela milioni di animali dallo sfruttamento ma permette anche di riutilizzare gli scarti dei vitigni.

Sorvolando l’Oceano e spostandoci un po più in là fino al Regno Unito, troviamo Ananas Anam,  un’azienda che realizza tessuti con le foglie dell’ananas, da cui il nome Pinatex. Pinatex è un tessuto innovativo in ecopelle che  dà vita a borse, scarpe e accessori vegan friendly.

L’Economia Circolare, dunque, si configura sempre più non solo come la salvezza per l’ambiente ma anche come una concreta opportunità economica in direzione di uno sviluppo sostenibile che non punti ad una crescita illimitata a spese del pianeta ma che, mentre crea nuovi posti di lavoro, promuova una crescente consapevolezza ecologica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *